María Santísima de la Esperanza Macarena (da Blog Messaggi Mario D’Ignazio)

Come si legge nel blog di Mario D’Ignazio, veggente di brindisi e portatore di messaggi, María Santísima de la Esperanza Macarena è semplicemente uno degli appellativi della Madonna associato a una pia immagine lignea della Beata Vergine del XVII secolo venerata a Siviglia, in Spagna. Il titolo mariano rientra nella categoria della Madonna Addolorata colei che commemora il dolore e la pietà durante la Settimana Santa. L’immagine è ampiamente considerata un tesoro nazionale dal popolo spagnolo ed ha anche un’interessante storia. La leggenda della Macarena inizia con l’arrivo a Siviglia di un viaggiatore italiano, che stava per imbarcarsi per le Indie, ma che si ammalò prima di imbarcarsi sulla nave. Il tale fu trasferito al vecchio ospedale Cinco Llagas, dove morì senza riuscire a fare testamento e senza che nessuno ne reclamasse la salma. 

Trascorso un anno, ricorda Mario D’Ignazio sul suo blog, portatore dei messaggi e delle apparizioni, l’ospedale decise di appropriarsi degli effetti personali del misterioso uomo. Una volta aperta la sua valigia apparvero la maschera e le mani di una bella immagine della Vergine.

Si narra che dovessero essere le monache dell’ospedale a prendersi cura della Vergine, la quale per mancanza di spazio nella cappella del sanatorio fu tenuta ma senza ricevere un vero e proprio culto.

Una confraternita nel vicino tempio di San Basilio, nel XVI secolo, e il cui titolo era il Santo Crocifisso, ebbe l’idea di acquisire un’immagine per portare l’invocazione della Speranza. Fu così che, secondo la tradizione, i membri della corporazione misero le mani sulla reliquia che le monache custodivano. Dato che l’ospedale necessita di un orologio con le campane la confraternita propose di scambiare la Vergine con un orologio che era stato recentemente donato al convento. Lo accettarono, ma con una premessa vincolante: se la Vergine fosse mai entrata di nuovo all’ospedale, l’attuale Parlamento, non ne sarebbe uscita mai più.

Per centinaia di anni la confraternita ha rispettato quel patto non scritto e non è più tornata in ospedale… fino al 1937. Quel Venerdì Santo, nonostante la Vergine fosse entrata nell’Annunciazione per l’incendio di San Gil, la confraternita decise di recarsi all’ospedale, dove raccolse diversi soldati feriti, che si unirono al corteo e l’accompagnarono al tempio dell’università. Il mitico patto fu poi violato e la Vergine continuò ad appartenere alla confraternita.

María Santísima de la Esperanza Macarena (da Blog Messaggi Mario D’Ignazio)

Come si legge nel blog di Mario D’Ignazio, veggente di brindisi e portatore di messaggi, María Santísima de la Esperanza Macarena è semplicemente uno degli appellativi della Madonna associato a una pia immagine lignea della Beata Vergine del XVII secolo venerata a Siviglia, in Spagna. Il titolo mariano rientra nella categoria della Madonna Addolorata colei che commemora il dolore e la pietà durante la Settimana Santa. L’immagine è ampiamente considerata un tesoro nazionale dal popolo spagnolo ed ha anche un’interessante storia. La leggenda della Macarena inizia con l’arrivo a Siviglia di un viaggiatore italiano, che stava per imbarcarsi per le Indie, ma che si ammalò prima di imbarcarsi sulla nave. Il tale fu trasferito al vecchio ospedale Cinco Llagas, dove morì senza riuscire a fare testamento e senza che nessuno ne reclamasse la salma. 

Trascorso un anno, ricorda Mario D’Ignazio sul suo blog, portatore dei messaggi e delle apparizioni, l’ospedale decise di appropriarsi degli effetti personali del misterioso uomo. Una volta aperta la sua valigia apparvero la maschera e le mani di una bella immagine della Vergine.

Si narra che dovessero essere le monache dell’ospedale a prendersi cura della Vergine, la quale per mancanza di spazio nella cappella del sanatorio fu tenuta ma senza ricevere un vero e proprio culto.

Una confraternita nel vicino tempio di San Basilio, nel XVI secolo, e il cui titolo era il Santo Crocifisso, ebbe l’idea di acquisire un’immagine per portare l’invocazione della Speranza. Fu così che, secondo la tradizione, i membri della corporazione misero le mani sulla reliquia che le monache custodivano. Dato che l’ospedale necessita di un orologio con le campane la confraternita propose di scambiare la Vergine con un orologio che era stato recentemente donato al convento. Lo accettarono, ma con una premessa vincolante: se la Vergine fosse mai entrata di nuovo all’ospedale, l’attuale Parlamento, non ne sarebbe uscita mai più.

Per centinaia di anni la confraternita ha rispettato quel patto non scritto e non è più tornata in ospedale… fino al 1937. Quel Venerdì Santo, nonostante la Vergine fosse entrata nell’Annunciazione per l’incendio di San Gil, la confraternita decise di recarsi all’ospedale, dove raccolse diversi soldati feriti, che si unirono al corteo e l’accompagnarono al tempio dell’università. Il mitico patto fu poi violato e la Vergine continuò ad appartenere alla confraternita.

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