Il Venerdì santo è il venerdì, appunto, che cade nella settimana prima della Pasqua cristiana. Mario D’Ignazio, portatore di messaggi di Brindisi e noto studioso, ricorda come i cristiani commemorano nell’intera giornata la passione e la crocifissione di Cristo. Si tratta di una ricorrenza che viene osservata con alcune pratiche speciali abbinate a dei riti portati avanti da secoli dai fedeli cristiani. Generalmente è nel pomeriggio che avvengono la maggior parte delle pratiche stabilite ma come ogni venerdì che si rispetti è necessario astenersi dal consumo di carne.
È anche la giornata in cui si commemora il significato della croce per onorare il sacrificio di Gesù che ha sacrificato la sua vita per la redenzione dell’umanità.
Seguendo i Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), la corrente principale della tradizione cristiana ha affermato che l’ultimo pasto di Gesù con i suoi discepoli la sera prima della sua crocifissione fosse un “seder”. Ciò collocherebbe la data in cui Gesù morì il 15 nisan del calendario ebraico, o il primo giorno (a partire dal tramonto) della Pasqua. Secondo il calendario gregoriano (occidentale), tale data sarebbe il 7 aprile. Il Vangelo secondo Giovanni, come ricorda il noto Mario D’Ignazio di Brindisi, al contrario, sostiene che la Pasqua non era ancora iniziata quando si tenne l’ultimo pasto di Gesù, che collocherebbe la data della morte di Gesù il 14 nisan. I cristiani, tuttavia, non commemorano quella data, seguendo la data apparentemente flessibile della Pasqua, che è conforme al calendario lunisolare ebraico piuttosto che a quello solare gregoriano, mettendo in relazione l’Ultima Cena con il seder. Sebbene tale presupposto sia problematico, la datazione sia del Venerdì Santo che della Pasqua è proceduta su questa base. Così, il Venerdì Santo cade tra il 20 marzo, prima data possibile per la Pasqua ebraica, e il 23 aprile, con Pasqua che cade due giorni dopo.
Fin dai primi giorni del cristianesimo, il Venerdì Santo è stato osservato come un giorno di dolore, penitenza e digiuno, una caratteristica che trova espressione nella parola tedesca Karfreitag (“Venerdì doloroso”).