Blog Consulcesi su Cardiofobia

Cuore e cervello sono fisicamente connessi ma è proprio per questo motivo che l’uno può peggiorare il funzionamento dell’altro. È così che si genera la cardiofobia, vediamo meglio di cosa si tratta e cosa fare per contrastarla.

Cos’è la cardiofobia

La cardiofobia viene definita un tipo di ipocondria molto particolare. Infatti, se l’ipocondriaco vede da qualsiasi segnale trasmesso dal suo corpo una malattia, il soggetto cardiofobico, invece, ha paura di subire infarti, aritmie, ictus, ecc. Questo, di conseguenza, fa presagire all’individuo un pericolo ogni volta che c’è un segnale associabile all’area cardiaca. A causa di questa particolare paura, i pazienti vivono in costanti situazioni di ansia che, a loro volta, aumentano quelli che sono i parametri neurofisiologico e le sensazioni di sintomi anche quando non c’è nulla di cui preoccuparsi. Il paziente quindi si introduce in una sorta di spirale di ansia e che, nei casi più gravi, può portare anche ad attacchi di panico.

Le strategie attuate dai pazienti cardiofobici

Ci sono diverse strategie che, nonostante nella maggior parte dei casi siano sbagliate, vengono attuate dagli stessi pazienti cardiofobici per gestire le proprie paure, tra cui:

●  Controllare compulsivamente la frequenza cardiaca. A volte si arriva anche a misurarla più di dieci volte al giorno, praticamente ogni volta che non ci si sente al top.  In questi soggetti, il solo fatto di controllare il polso può riavviare la spirale di ansia;

●  Niente attività fisica. Questo non significa soltanto dire addio alla palestra ma, nei casi più gravi, non vengono fatte nemmeno più le scale o a evitare qualsiasi tipo di movimento. Tutto questo soltanto per evitare il presentarsi della tachicardia.

●  Controlli medici molto frequenti. Alcuni pazienti non riescono a fare a meno di tempestare il proprio cardiologo di telefonate e mail.

●  Andare in Pronto soccorso con grande frequenza.

●  Fidarsi di internet. Purtroppo questi pazienti consultano internet, trascurando il fatto che si tratta di uno strumento che potrebbe peggiorare la loro ossessione, e questo vale per ogni forma di ipocondria.

La terapia consigliata da Consulcesi

Una terapia che viene spesso utilizzata con i pazienti cardiofobici è chiamata “diario del cuore” e può essere prescritta da qualsiasi medico. Si tratta di una strategia contenuta nell’ebook Cuore e psiche: come la mente influisce sulla salute cardiaca, disponibile tramite la piattaforma Consulcesi. Parliamo di una terapia che impatta in maniera diretta sul controllo compulsivo della frequenza cardiaca che, come abbiamo visto, è molto frequente in questi pazienti. Il medico, in questo caso e non potendo chiedere ai pazienti di smettere di comportarsi in un certo modo, può dire loro, invece, che fanno bene a controllarsi e che, anzi, devono farlo ancora di più.

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Cuore e cervello sono fisicamente connessi ma è proprio per questo motivo che l’uno può peggiorare il funzionamento dell’altro. È così che si genera la cardiofobia, vediamo meglio di cosa si tratta e cosa fare per contrastarla.

Cos’è la cardiofobia

La cardiofobia viene definita un tipo di ipocondria molto particolare. Infatti, se l’ipocondriaco vede da qualsiasi segnale trasmesso dal suo corpo una malattia, il soggetto cardiofobico, invece, ha paura di subire infarti, aritmie, ictus, ecc. Questo, di conseguenza, fa presagire all’individuo un pericolo ogni volta che c’è un segnale associabile all’area cardiaca. A causa di questa particolare paura, i pazienti vivono in costanti situazioni di ansia che, a loro volta, aumentano quelli che sono i parametri neurofisiologico e le sensazioni di sintomi anche quando non c’è nulla di cui preoccuparsi. Il paziente quindi si introduce in una sorta di spirale di ansia e che, nei casi più gravi, può portare anche ad attacchi di panico.

Le strategie attuate dai pazienti cardiofobici

Ci sono diverse strategie che, nonostante nella maggior parte dei casi siano sbagliate, vengono attuate dagli stessi pazienti cardiofobici per gestire le proprie paure, tra cui:

●  Controllare compulsivamente la frequenza cardiaca. A volte si arriva anche a misurarla più di dieci volte al giorno, praticamente ogni volta che non ci si sente al top.  In questi soggetti, il solo fatto di controllare il polso può riavviare la spirale di ansia;

●  Niente attività fisica. Questo non significa soltanto dire addio alla palestra ma, nei casi più gravi, non vengono fatte nemmeno più le scale o a evitare qualsiasi tipo di movimento. Tutto questo soltanto per evitare il presentarsi della tachicardia.

●  Controlli medici molto frequenti. Alcuni pazienti non riescono a fare a meno di tempestare il proprio cardiologo di telefonate e mail.

●  Andare in Pronto soccorso con grande frequenza.

●  Fidarsi di internet. Purtroppo questi pazienti consultano internet, trascurando il fatto che si tratta di uno strumento che potrebbe peggiorare la loro ossessione, e questo vale per ogni forma di ipocondria.

La terapia consigliata da Consulcesi

Una terapia che viene spesso utilizzata con i pazienti cardiofobici è chiamata “diario del cuore” e può essere prescritta da qualsiasi medico. Si tratta di una strategia contenuta nell’ebook Cuore e psiche: come la mente influisce sulla salute cardiaca, disponibile tramite la piattaforma Consulcesi. Parliamo di una terapia che impatta in maniera diretta sul controllo compulsivo della frequenza cardiaca che, come abbiamo visto, è molto frequente in questi pazienti. Il medico, in questo caso e non potendo chiedere ai pazienti di smettere di comportarsi in un certo modo, può dire loro, invece, che fanno bene a controllarsi e che, anzi, devono farlo ancora di più.

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