I Token di Utilità sono gli strumenti essenziali per la raccolta fondi? Ne abbiamo parlato con Daniele Marinelli, founder e CEO DT Socialize. Nel panorama delle operazioni di raccolta fondi su larga scala per sostenere progetti, emerge un protagonista peculiare, lo Utility Token, il token di utilità. Questi strumenti svolgono il ruolo di certificati “azionari” e consentono l’accesso futuro ai prodotti o servizi di un’azienda. Tuttavia, è fondamentale comprendere che i token di utilità non sono investimenti tradizionali, e manca una legislazione specifica a essi dedicata.
Secondo quanto condiviso da Daniele Marinelli, un imprenditore italiano che guida la DTSocialize, azienda fintech specializzata nella fornitura di servizi e detentore del token DTCoin, i token di utilità trovano un’applicazione pratica quando un’azienda decide di crescere. Gli Utility Token servono per garantirsi l’accesso ai servizi prodotti dell’azienda che li mette sul mercato. Ciò avviene comunemente nella ricerca di finanziamenti per progetti e spesso genera notevole interesse da parte di persone che sperano in ritorni importanti dall’acquisto di questi token. Tuttavia, è importante sottolineare che questa forma di finanziamento porta con sé un certo grado di rischio.
Token di Utilità incontrano Initial Coin Offering (ICO)
Nel mondo delle criptovalute e della tecnologia blockchain, i token di utilità sono spesso associati alle Initial Coin Offering (ICO). Queste rappresentano un mezzo attraverso cui le aziende raccolgono i fondi necessari per lo sviluppo dei loro diversi progetti. L’intero processo inizia con la decisione di avviare un’Offerta Iniziale di Moneta (ICO), in cui vengono annunciati i token di utilità come veicolo per il finanziamento del progetto.
In quanto imprenditore a capo di un’azienda di servizi fintech, Daniele Marinelli (DTSocialize holding, DTCoin) spiega che, durante un’ICO, i token di utilità vengono acquistati utilizzando diverse criptovalute o valute tradizionali. Gli investitori versano una determinata somma di denaro per ottenere i token desiderati, che vengono loro assegnati direttamente. Questi consentono agli acquirenti di accedere ai servizi futuri offerti dal progetto. Spesso, l’acquisizione di token di utilità legati a un progetto di successo si traduce in profitti considerevoli per gli acquirenti.
Esempi di Token di Utilità nel mondo delle criptovalute
Tra gli esempi di token di utilità in circolazione, spiccano il Basic Attention Token (BAT) e il Golem (GNT), ciascuno con specifiche applicazioni nel loro settore. Il BAT, ad esempio, offre una soluzione per sostenere i creatori di contenuti e gli editori, migliorando l’esperienza degli utenti online. La società che supporta questo utility token ha lavorato al suo lancio al fine di generare una piattaforma blockchain che supporti queste categorie professionali, perché possano ricevere entrate economiche migliori.
Grazie a questo token, gli utenti non troveranno la pubblicità all’interno dei contenuti scelti. Il GNT permette l’accesso a una rete decentralizzata di potenza di calcolo, con l’obiettivo di realizzare un sistema economico. Grazie a questo strumento, gli interessati potranno godere della potenza di calcolo per svolgere differenti compiti. La presenza di una rete decentralizzata agevola la procedura.
Le criticità dei Token di Utilità, rischi e limitazioni
Nonostante i vantaggi, i token di utilità presentano anche diverse criticità. Attraverso il suo blog, Daniele Marinelli parla proprio di questa importante questione. In particolare, spiega che data la mancanza di un meccanismo intrinseco di aumento di valore token ushare, il rischio di valore nullo in caso di fallimento del progetto e la scarsa promozione dell’adozione delle criptovalute sono solo alcune delle più importanti sfide da affrontare nel settore.
Inoltre, l’assenza di coinvolgimento della comunità e la limitata capacità decisionale dei possessori di token rappresentano ulteriori punti critici. La liquidità degli utility token può essere problematica, specialmente se il progetto non riesce a raccogliere i fondi necessari per il suo sviluppo, conclude Daniele Marinelli nel suo approfondimento.